Ansia e depressione possono considerarsi uno stato di emergenza, disturbi che non vanno ignorati nemmeno in tempo in pandemia. Anzi prendersene cura può portare a migliorare la situazione individuale, sociale ed economica nell’emergenza che stiamo vivendo. In questo articolo si parla di “sindemia” e del perché questo termine è importante.
Quando lo stato di emergenza diventa
ansiosa “normalità”
Covid, ansia, depressione, stato di emergenza: una sindemia
L’attuale stato di emergenza nazionale e le relative misure per il contenimento della diffusione della pandemia da COVID-19 sono stati recentemente prorogati al 31 marzo 2022. Gli effetti della pandemia sono sotto gli occhi di tutti. Non riguardano solamente i rischi per la salute soprattutto della fascia più debole della popolazione.
Ad oggi, 30 dicembre 2021, sono passati 659 giorni da quando, l’11 marzo 2020, l’OMS ha dichiarato che quella del COVID-19 poteva essere considerata una pandemia. Già dai primi giorni abbiamo vissuto le conseguenze negative del virus sulla scuola, sul lavoro, sulla tenuta sociale del nostro Paese, sui nostri stati emotivi, sulla nostra salute mentale, soprattutto in termini di ansia e depressione.
Perché un virus ha avuto un effetto così distruttivo in una società avanzata del terzo millennio come la nostra?
Il fatto è che non stiamo vivendo una “semplice” pandemia, ma una vera e propria sindemia.
Il medico ed antropologo Merril Singer coniò questo termine (un’unione tra i termine “sinergia” ed “endemia”) negli anni ’90 per indicare l’interazione contemporanea tra più malattie.
Il COVID-19 interagisce almeno con:
- l’epidemia di malattie croniche che negli ultimi anni si sono diffuse in quasi tutte le parti del mondo (per esempio le malattie cardiache, il diabete, l’obesità, i tumori);
- la crisi sociale, economica ed identitaria prodotta da un mondo globalizzato e sempre più accelerato;
- l ‘aumento negli ultimi anni dei disturbi psichici come ansia e depressione, dipendenze di vario tipo e disturbi del sonno, soprattutto per quanto riguarda la fascia giovane della popolazione (Twenge et al., 2019).
L’emergenza è la causa di ansia e depressione?
È importante sottolineare che tutte queste tre componenti della sindemia non sono state causate dal COVID-19, ma sono state esacerbate da esso e, probabilmente, dalle misure che i governi hanno dovuto necessariamente mettere in atto. Il bombardamento mediatico a cui siamo sottoposti inoltre sta creando una specie di filtro mentale che sta producendo una certa tendenza ad attribuire molti problemi sociali e psicologici esclusivamente al virus. Il rischio di questo atteggiamento è quello della paralisi che non permette di risolvere i problemi perché, come direbbe un medico o uno psicologo, è sbagliata la diagnosi.
Se per esempio una coppia di coniugi in crisi è convinta che i loro problemi siano dovuti esclusivamente al COVID-19, si pongono in una posizione che non permetterà loro di incontrarsi mai veramente. Chi soffre di ansia, potrebbe trovare nel COVID-19 la spiegazione illusoria a tutti i suoi atteggiamenti volti ad evitare le fonti di stress. Adagiandosi così in una zona di comfort che in realtà, a lungo andare, non farà altro che alimentare il circolo vizioso tra ansia ed evitamento.
Individuando nel virus la causa di tutti i mali, si rischia così di perdere contatto con tanti altri aspetti della nostra vita.
Un bisogno a cui è necessario trovare risposta
È comunque vero che da quando siamo in pandemia si è avuto un innalzamento della sofferenza psichica, in particolare di ansia e depressione, emergenza, lutti e problemi lavorativi, e della relativa richiesta di aiuto. A fronte di ciò, il servizio sanitario nazionale si è rilevato al momento inadeguato a rispondere efficacemente in termini di assistenza psicologica. Purtroppo, infatti, negli anni immediatamente precedenti lo scoppio della pandemia si è avuto una riduzione del personale pubblico di centinaia di unità.
Visto questo chiaro peggioramento della salute mentale e delle condizioni dei servizi di psicologia, il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi ha tentato, negli ultimi mesi, di proporre interventi come il voucher psicologico indirizzata a categorie, famiglie o singole persone più in difficoltà. Si tratta, in ogni caso, di iniziative che quando sono state davvero messe in atto sono state generalmente mirate e limitate nel tempo, con liste di attesa spesso lunghe e portate avanti da personale ridotto.
Si riparte!
In questo periodo ho lavorato molto. Anche a causa di quello che descrivo in questo articolo su ansia, depressione e stato di emergenza. Per questo riparto a pubblicare articoli di psicologia proprio da questo argomento. Ritengo che far conoscere la psicologia faccia parte di uno degli aspetti più importanti del mio lavoro. Finora sono stato quasi totalmente assorbito dalla clinica e dalla docenza. Ma voglio tornare a produrre contenuti che spero siano utili a chi li sta cercando.
Questo blog diventerà presto un vlog, con una sezione di video brevissimi, brevi e lunghi, a seconda del tema trattato. Perché ritengo che i video attualmente siano il linguaggio più efficace. Le trascrizioni di essi saranno comunque sempre riportate negli articoli.
Ed in questo blog che sta per ripartire e che diventerà presto un vlog, saranno trattati vari argomenti: ansia e altri disturbi mentali, gestione del tempo, produttività, creatività, resilienza, relazioni, curiosità, temi di attualità. I contenuti saranno pubblicati su base almeno mensile. Iscriviti alla newsletter e commenta questo articolo, anche indicando i temi che vorresti che venissero trattati in questo spazio, che mi piacerebbe molto che diventasse un mezzo di vera comunicazione e condivisione.
Nicola Megna
Prendersi cura di ansia e depressione durante l’emergenza conviene a tutti
Trovare una soluzione al problema è fondamentale. Chi governa non riesce ancora a comprendere che la sofferenza psichica per definizione produce effetti negativi su tutto. Sugli affetti, sul lavoro e sulla società, sulla salute in generale. Mentre da un percorso psicoterapeutico derivano vari effetti positivi. Perciò chi ancora considera un costo derogabile quella della salute psichica sta prendendo una decisione molto discutibile. Nel tentativo di risparmiare o di concentrare risorse su aspetti considerati più importanti, chi governa finisce per alimentare un circolo vizioso. Che porta ad una maggiore sofferenza psichica e sociale, con un meccanismo più o meno simile a quello della coppia o della persona ansiosa citati poco prima. Fallendo nell’agire sulla causa di un fenomeno, si finisce per protrarlo e cronicizzarlo.
Che fare, quindi?
- È importante contrastare il COVID-19 e le sue conseguenze, senza però dimenticarsi di tutto il resto. Siamo in sindemia.
- c’è la necessità, da parte dello Stato, di aumentare le iniziative di supporto psicologico alla popolazione non abbiente. Con provvedimenti immediati e privi di scadenza predefinita (per alcune persone possono bastare tre sedute, per altre no!).
- è necessario che chi si occupa di salute mentale si adoperi per accrescere la cultura psicologica.
- bisogna tornare ad ascoltare. Concentrandoci sull’osservazione dei fenomeni, sui bisogni reali e sulle cause dei problemi. E farlo con profondo rispetto per tutti. Nessuna crisi, nella storia umana, è stata superata con i pregiudizi e con gli stereotipi.
- è consigliabile contare fino a dieci prima di decidere di buttarsi a capofitto in una rissa nei social. Che, per come sono usati oggi e per come sono costruiti alcuni algoritmi, spesso invece di favorire la discussione non fanno altro che radicalizzare le posizioni. Impedendo il vero ascolto, il ragionamento, la condivisione.
- continuare a lavorare come si può, socializzare il più possibile ed in contesti sani sia online che offline, ritrovare lo spirito di solidarietà ed infine la cosa più umana di tutte: la creatività.