Le emozioni in psicoterapia

Prima ancora che in psicoterapia, le emozioni hanno un valore incommensurabile che va al di là della trattazione psicologica e scientifica e che trova un riflesso più naturale nelle arti umane: letteratura, musica, arti visive, cinema. Purtroppo nella nostra cultura sono alquanto ignorate, in quanto o vengono trattate come qualcosa di irrazionale e quindi da combattere e controllare oppure vengono relegate a qualcosa di poco importante nella vita. In realtà, esse sono alla base dei processi psicologici che ci permettono di “individuare e realizzare le nostre aspirazioni, soddisfare i nostri bisogni e modificare l’ambiente o adattarci ad esso” (OMS, 1986). Hai detto poco!

La qualità di vita delle persone è strettamente collegata alla percezione soggettiva di benessere, alla soddisfazione personale, all’autoefficacia, all’autostima, al senso di fiducia e di appartenenza e all’adeguata espressione delle proprie emozioni e dei propri bisogni.

Le emozioni nella psicoterapia umanistica e bioenergetica

Nel modello umanistico-bioenergetico, il lavoro sulle emozioni rappresenta il pilastro fondamentale della psicoterapia, in quanto sono proprio esse a creare significati esistenziali e a sostenere l’adattamento all’ambiente ed il benessere, facilitando i processi decisionali, organizzando le azioni da compiere e favorendo le interazioni interpersonali (Damasio, 1994; Greenberg et al., 1993; Lo Iacono e Sonnino, 1998; Napoli, 2015).

La psicoterapia non interviene direttamente sulle emozioni, bensì sui blocchi emotivi ed affettivi legati generalmente ai temi riguardanti l’attaccamento nello sviluppo dell’individuo.

Le emozioni possono essere descritte sulla base di almeno tre livelli: fisiologico, espressivo e fenomenico. Esse comportano modificazioni più o meno transitorie dell’attività del sistema nervoso periferico e centrale (Cannon, 1927; James, 1886; LeDoux, 2000; Arnold, 1960; Frijda, 1986), modificazioni delle manifestazioni verbali, paraverbali (es. tono della voce) e non-verbali (espressioni facciali, movimenti corporei) (Darwin, 1872; Ekman et al., 1980), e modificazioni del vissuto e dell’esperienza cognitiva della persona (Frijda 1988; Anolli 2002). Esse preparano l’individuo all’azione e ad individuare strategie di coping per affrontare le situazioni che le hanno elicitate (Lazarus, 1966; Lazarus & Folkman, 1984). Le emozioni sono inoltre regolate socialmente, in modo da ridurne o aumentarne l’intensità (attenuazione o amplificazione), a neutralizzarle (nascondimento) o a sostituirle (mascheramento) (Ekman & Friesen, 2003; Matsumoto, 1992). Plutchik (1980), a partire dai modelli evoluzionistici fondati sugli aspetti comunicativi delle emozioni (Darwin, 1872; Ekman, 1980), ha fornito un modello tridimensionale delle emozioni, in cui si evidenziano otto emozioni primarie a varie intensità ed altre derivate o miste risultanti dalla loro combinazione. 

La ruota delle emozioni di Plutchik

La ruota delle emozioni di Plutchik può darci un’idea della nostra capacità di nominare le emozioni.

Prima di osservare la figura, proviamo prendere carta e penna e scrivere di getto tutti i nomi di emozioni che ci vengono in mente. Fatto?

Ebbene, sembra che in media le persone siano capaci di nominare 5-8 emozioni. Eppure, sono molte le sfumature emotive esistenti, anche di più di quelle ritratte nella figura. Imparare a nominare le emozioni è il primo passo per avere padronanza del nostro immenso mondo interno, processo che viene chiamato “alfabetizzazione emotiva”.

ruota delle emozioni plutchik
La ruota delle emozioni di Plutchik

Nel modello umanistico-bioenergetico, occuparsi dell’alfabetizzazione e dell’intelligenza emotiva di una persona (Goleman, 1995; Salovey & Mayer 1990, Gardner, 1983) ha effetti a cascata sui processi di apprendimento e di memorizzazione, di percezione sociale, di attenzione e sul pensiero critico (Lo Iacono, Sonnino, 2008) ed incide sulla capacità di un individuo o di un gruppo di contattare la realtà, provare piacere e benessere (Seligman, 2000), di stare in relazione (Napoli, 2015) e di sviluppare la propria creatività (Fredrickson, 2004). Le persone che integrano le loro emozioni nella vita quotidiana riescono a compiere numerose scelte, a sentirsi autonome, a gestire le risorse ambientali, ad accettarsi e a darsi degli obiettivi (Ryff, 1989) ed infine ad affrontare situazioni avverse e traumatiche. 

Bibliografia

Anolli L. (2002) Le emozioni, Milano, Edizioni Unicopli.

Arnold M.B. (1960) Emotion and personality, New York, Columbia University Press.

Cannon W. (1927) The James-Lange Theory of emotions: A critical examination and an alternative theory, The American Journal of Psychology (39) 106-124.

Damasio A. (1994) Descarter’s error: emotion, reason, and the human brain, New York, Avon Books; Trad. it. L’errore di Cartesio: emozione, ragione e cervello umano, Milano, Adelphi, 1995.

Darwin C. (1872) The expression of the emotions in man and animals, Londra, John Murray; Trad. it. L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali, Torino, Boringhieri, 1982.

Ekman P., Friesen W.V., Ancoli S. (1980) Facial signs of emotional experience, Journal of Personality and Social Psychology (39) 1125-34.

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Fredrickson B.L. (2004) The broaden-and-build theory of positive emotions, Philosophical Transactions of the Royal Society, 29;359(1449), 1367-78.

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Seligman, M.E.P., Csikszentmihalyi, M. (2000) Positive psychology: An introduction, American Psychologist, 55, 5–14.

Ryff C.D. (1989) Happiness is everything, or is it? Explorations on the meaning of psychological well-being, Journal of Personality and Social Psychology, 6, 1069-81.

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